S.Paolo in Castellazzo Bormida
Dalle ricerche di P. Diego Menoncin
Cenni storici su Castellazzo
Anticamente Castellazzo si chiamava “Gamondio” (= dal germanico: imbocco) e con questo nome lo si trova già prima del mille. Il nome odierno risale al sec. XV dal suo antico castello fortificato (1498) detto “Castellaccio”.
Sotto i Longobardi fu “Corte Regia” (938). Poi divenne comune indipendente e nel sec. XI è comune organizzato con il suo stemma e il suo carroccio. Il suo stemma passò poi ad Alessandria, alla cui costruzione contribuì in modo massiccio e determinante (1168).
Nonostante strenue lotte di resistenza, fu assorbito dal dominio dei Visconti e degli Sforza di Milano (S. Paolo dirà anche: “Io sono lombardo”) e nel 1707 passò sotto quello di Casa Savoia.
Il paese si sviluppò in tre cerchie di mura, riconoscibili nelle attuali vie a forma circolare, e con resti di edifici quali la Torre civica e il Torrione.
Le attività produttive prevalenti furono: l’agricoltura, le filande, le fornaci.
Una singolarità storico-religiosa di Castellazzo è l’edilizia sacra: nel 1631 il piccolo Santuario di allora era la 42ma chiesa del paese. Quelle attuali sono di grande interesse artistico e quasi tutte hanno riferimenti a S. Paolo delle Croce.
Santi di Castellazzo sono: S. Ugo Canefri, S. Paolo della Croce e San Gregorio Maria Grassi, Vescovo, martire in Cina nel 1900.
S. Paolo della Croce ha conosciuto Castellazzo per racconto di suo padre, ma venne anche personalmente a conoscere i parenti. Prima che la famiglia si stabilisse nuovamente nel paese di origine, lo zio Don Giovanni Cristoforo Danei “chiamò Paolo con sé, intendendo lasciarlo erede di tutti i beni che possedeva in Castellazzo“. Durante questa permanenza si ammalò gravemente e venne la madre per assisterlo, anzi forse fu proprio questa l’occasione per riunire qui tutta la famiglia (G. De Sanctis: Anna Maria Massari, pag.53).
La Vocazione specifica di S. Paolo della Croce è diventata chiara e sicura qui, in Castellazzo. Qui fondò la Congregazione dei Passionisti e iniziò la sua missione nella Chiesa.
Dopo la partenza definitiva da Castellazzo, nel 1722, con il fratello Giambattista, ambedue ritorneranno alcune altre volte al paese. Pur invitato per predicare le Missioni e per fondare un Ritiro, non trovò le condizioni pratiche per farlo, ma il ricordo gli rimase profondamente nel cuore:
“L’amore che porto a codesta povera Lombardia mi fa desiderare qualche volta di venire a spargere in essa i miei poveri sudori, con l’esercizio delle SS. Missioni, che la bontà divina benedice in queste parti con larga mano. Mi rimetto però a quello che S.D.M. disporrà e spero che quando S.D.M. lo voglia, ispirerà a qualche persona di credito e di autorità a cooperarvi, ed allora verrò senz’altro a faticare in questa cara vigna di Gesù Cristo”
(Lettera alla Marchesa Marianna dal Pozzo, vol. I° pag.49-50).
Forse questo desiderio si è verificato duecento anni dopo.
S. Paolo della Croce (Danei) nacque ad Ovada (AL) il 3 gennaio 1694. La famiglia abitò anche a Cremolino, Tagliolo e Campoligure, poi ritornò a Castellazzo Bormida, luogo di antica origine dei Daneo.
Nella casa abitata dalla famiglia, fu posta una lipide con la scritta:
“Questa casa appartenne alla famiglia Danei. Qui abitarono dal 1709 al 1721 S. Paolo della Croce e il suo venerabile fratello P. Giambattista. Il Municipio ne pose questa memoria. MDCCCLXXV”.
S. Paolo lasciò un’impronta inuguagliabile in questo paese, con la chiarezza della sua vocazione, compì il periodo di quaranta giorni nella celletta di S. Carlo ove ebbe le esperienze mistiche raccolte nel Diario e vi compose le Regole.
Qui iniziò l’apostolato della predicazione, la direzione spirituale, la corrispondenza epistolare e riunì il primo gruppo di amici (i poveri di Gesù) da cui deriveranno poi le comunità passioniste.
Lasciò Castellazzo nel 1722 per stabilire la nuova Congregazione in luoghi sotto giurisdizione del Papa.