Casa museo di S.Paolo
La casa museo di San Paolo della Croce (44°38’22.0″N 8°38’51.4″E)
Dalla rivista URBS n.1/1994
La casa dove nacque Paolo della Croce (Paolo Francesco Danei), è ubicata nella via che oggi porta il suo nome e si affaccia sulla piazza San Domenico.
Si sviluppa su tre piani più la soffitta e conserva ancora molte originarie strutture. Una delle stanze al secondo piano, adibito a museo, negli anni ’20 fu trasformata in cappella e vi venne costruito un piccolo, elegante altare.
Sulla facciata in alto, spicca un affresco recentemente restaurato, che rappresenta la Madonna del Carmine e le anime del purgatorio; più in basso lo stemma della famiglia Danei e sotto una nicchia con una piccola statua del santo in cartapesta, risalente ai primi del Novecento.
Ancora sotto, una lapide in marmo ricorda: «In questa casa ebbe i natali e trascorse la sua giovinezza S. Paolo della Croce».
La casa fu dichiarata monumento nazionale nel 1918 ed espropriata nel 1926 per la costituzione ufficiale di un «Museo storico – religioso» affidato ai padri passionisti del Santuario Nostra Signora dell Rocche di Molare.
L’acquisizione
Le pratiche per il riscatto destinato a trasformare il palazzetto in «Museo storico», iniziarono nel 1875, in occasione del Centenario della morte del Santo.
Ad Ovada si raccolsero le prime offerte, ma presto la somma andò perduta per il fallimento della Banca a cui erano stati affidati i fondi raccolti.
Alcuni anni dopo il P. Bernardo M. di Gesù (Silvestrelli), prep. generale dell’Istituto, prese a trattare con i proprietari della casa, i quali esagerando nelle pretese, mandarono tutto in fumo.
Nell’ottobre del 1916 sembrò che i medesimi fossero meglio disposti, ma si restò nuovamente delusi: per allora si potè acquistare solo il primo piano, mentre al padri interessava particolarmente il secondo. Per ottenerlo non c’era altra via che far dichiarare l’intera casa «monumento nazionale» e, per i buoni uffici dell’Avv. Ambrogio Pesce, il 26 febbraio 1918 si ottenne anche questo.
Nonostante il voto favorevole del Consiglio Comunale di Ovada, del Ministero della P.I. e dell’Avvocatura erariale di Torino, l’art. 83 della legge sulle espropriazioni non permise di concludere nulla: la somma richiesta dal proprietario era sbalorditiva, suscitando la comune indignazione.
Continuarono ad interessarsi il Sen. Molmenti, sottosegretario alla P.I., poi gli On. Rosadi e Anile ed infine lo stesso ministro G.Gentile, ma il famoso art. 83 ostacolò ogni pratica.
Nell’autunno del 1926 l’On. Pietro Fedele, nuovo ministro della P.I., si recò alla basilica dei SS. Giovanni e Paolo per venerare le spoglie del B. Vincenzo M. Strambi ed i padri, ovviamente, colsero l’occasione per informarlo delle pratiche in corso. Il ministro aderì alle suppliche dei religiosi e promise di interessarsi del caso.
L’On. Egilberto Martire, a sua volta, promise di presentare al Parlamento una proposta di legge, ma l’On. Fedele preferì trattare la questione al sucessivo Consiglio dei ministri, tenuto il 31 dicembre 1926.
Rivoltosi direttamente a Benito Mussolini, questi avrebbe osservato:
«Io conosco Paolo di Tarso, ma quest’altro Paolo chi è?»
– «E’ il Fondatore dell’Ordine dei Passionisti!» – spiegò il ministro – «un Ordine assai benemerito che ha case in tutto il mondo, e che oggi ha preso un grande sviluppo nelle due Americhe ; io stesso sono testimone dell’opera sommamente benefica che questo Ordine compie nell’Italia meridionale, e della venerazione di cui le popolazioni circondano i suoi religiosi; sono sicuro che questo provvedimento farà molto piacere a tutti i Passionisti del mondo».
– «Approvo», concluse Mussolini.
Il Consiglio acconsentì e il decreto legge fu varato. Firmato dal re Vittorio Emanuele la mattina del 14 gennaio 1926 e successivamente, in giornata, dall’on. Fedele il decreto il giorno seguente fu registrato alla Corte dei Conti, passò al Ministero di Grazia e Giustizia, quindi alla tipografia per la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale».
L’inaugurazione
Quello che per tanti anni fu il sogno, il sospiro e l’oggetto di preghiera di tutti i buoni Ovadesi, è ora finalmente consolante realtà.
L’antica piccola Casa (situata al n. 11 di Via San Paolo della Croce) che la notte del 3 gennaio 1694 ha visto, tra prodigiosi splendori, i natali della gloria più fulgida di Ovada, non è più proprietà di cittadini privati ma Cappella votiva, dove gli Ovadesi e quanti devoti si recheranno ad Ovada, potranno recarsi per onorare ed invocare il Santo del Crocifisso, il Compatrono della Diocesi.
Grazie alle preghiere di tante anime buone e la tenace volontà dei Superiori della Congregazione Passionista, la Casa fu legalmente espropriata, dichiarata monumento nazionale e data in custodia ai Padri Passionisti i quali l’hanno totalmente trasformata convertendola in una Cappella votiva.
La Casa di S. Paolo si presenta pulita ed anche elegante nella sua semplicità; vi si accede per un lungo porticato ed attraverso una scala appositamente costruita. E’ a tre piani, compreso il terreno.
Al terzo piano ci sono la Cappella (che corrisponde alla camera dov’è nato il Santo) con un bellissimo altare in marmo, e due sale museo per le reliquie, tra le quali si ammirano i due cuori di panno, che portavano sul petto S.Paolo e il fratello Giovanni Battista, il seggiolone dove il Santo riposava negli ultimi anni di vita, ed il piccolo battistero (ove San Paolo ricevette il S. Battesimo) scoperto nella parrocchiale di Ovada, grazie alle industriose ricerche del sacrestano Torello Vincenzo.
Il secondo piano della casa è per uso privato dei PP. Passionisti, mentre i due locali del piano terreno sono a disposizione delle Associazioni Cattoliche locali.
La cerimonia della benedizione ed inaugurazione della Casa si è svolta in forma solenne. Tutta Ovada vi ha partecipato con indicibile entusiasmo. Era presente S.E. Mons. Vescovo, il Vice Podestà Notaio Andrea Perfumo in rappresentanza del Sig. Podestà assente da Ovada, e moltissimi PP. Passionisti, tra cui Padre Leone Superiore Generale, Padre Luca, primo Consultore, l’americano Padre Beniamino, secondo Consultore, il Consultore generale Padre Stanislao, il Provinciale Padre Giustino, Padre Luigi e Padre Amedeo, ambedue consultori provinciali.
Prima della cerimonia della Benedizione il Vice Podestà parlò al popolo dalla finestra della Cappella. Egli porse il suo saluto deferente a S.E. Mons. Vescovo, ai Superiori della Congregazione Passionista e a tutti i presenti. Ringraziò pubblicamente il Capo del Governo e quanti con lui in Ovada e fuori di Ovada, contribuirono all’attuazione di quella Casa-Cappella; fece voti che il nuovo Santuario diventasse la meta continua di devoti pellegrinaggi e terminò invitando gli Ovadesi ad ispirarsi alla virtù del loro Santo concittadino. Il suo discorso fu coronato dai più entusiastici applausi.
Mons. Vescovo impartì quindi la Santa Benedizione alla nuova Cappella; poi si affacciò anch’egli alla finestra e parlò al popolo, che gremì la piazza sottostante e la via, ambedue sfarzosamente illuminate. Il Vescovo, ascoltatissimo, parlò lungamente con parole molto lusinghiere della nuova gemma, di cui Ovada si è abbellita, e si augurò che la nuova Casa-Cappella, ora bendetta da Dio, fosse bendetta dall’amore e dalla pietà degli Ovadesi, e fosse in avvenire non solo il loro onore e la loro gloria ma anche il loro Santuario prediletto, e chiuse dicendo:
«Voi beati e benedetti non solo quando vi porterete a questa Casa ed invocherete il vostro Santo, ma anche e sopratutto quando ascolterete e praticherete la sua dottrina».
Dopo il discorso del Vescovo, tutti i presenti, in corteo imponentissimo, si recarono alla Parrocchia per le funzioni della Novena.
II Museo oggi [20 anni fa]
Dopo l’inaugurazione il Museo è andato sempre più arricchendosi, grazie soprattutto all’impegno di ricerca di padre Disma Giannotti del convento di Molare.
Nel Museo sono inoltre conservati numerosi testi sacri del Seicento e del Settecento recuperati nei primi ritiri fondati dal Santo.
Vi si trovano anche molte delle pubblicazioni della Sacra Congregazione sui processi di beatificazione e di canonizzazione, con editti del tempo, e una ricca raccolta bibliografica delle opere su San Paolo della Croce, ad iniziare dalla sua prima biografia, opera di San Vincenzo Strambi (1786).
La raccolta è completata da una lunga serie di dipinti e disegni, per la maggior parte eseguiti da Mario Barberis nella prima metà del Novecento, che raffigurano vari episodi della vita del santo e alcuni suoi compagni.